"Memorie Istorìco-Cronologìche della Città di Chivasso"
Raccolte dal Patrizio D. Giuseppe Borla
Agostiniano suo cittadino
vol. I, capo ll da pag. 144 a pag. 160
(a cura di A. Actis Nov.1993) (rev. 10/01/94)
Dell'antica Cappella di St Giò Battista, oggidì dì San Sebastiano,
e Società di detto S. Sebastiano.
Della Nobile ed antica famiglia Portis era la Cappella già eretta sotto il titolo di San Giò Battista, posta alla sinistra della Cappella maggiore, e coerente alla medesima della quale nel 1472 il Nobile Bartolomeo di Montalenghe n'era il padrone, e nel 1598 e 1629 s'ascrive al Nobile Portis di Milano. L'anzidetta prosapia non solamente alzò la Cappella, ma fondò altresì in essa un beneficio, che nel secolo retro scorso constava di tredici giornate di terra, il di lui reddito ascendeva nel 1621 a scudi ottanta circa, col obbligo al benefìdato, di celebrare due messe caduna settimana in essa Cappella in perpetuo. Insufficiente riputò esso provento alla celebrazione delle riferite messe L'avvò Giò Ant Portis, onde legò al beneficiato, e di lui succesori Lire Ventisette annue in perp>etuo, moneta oggidì corrente, acciò con maggior sollecitudine attendesse esso beneficiato all'officiatura della Cappella e soddisfacesse al disposto nell'instituzione del beneficio, come dall'Istromento rogato Gaspare Ferraris li 19 Novembre 1581 ed obbligò in esso litótromento l'ospedale maggiore, ossia i di lui Rettori al Suddetto annuo pagamento, come più diffusamente trattando d'esso Ospedale.
Oltre le descritte giornate, godeva altresì il beneficiato una casa in Chivasso, occupata nel 1472 dal Capitolo della Collegiata per ricovero del di lui Sacrestano, della quale se n'ignora il successivo esito. Estinta la famiglia Portis di Chivasso, senz'avere disposto del jus Patronato della Cappella, e beneficio, questo si rese di libera collazione, perlochè desiderando la Città altrove collocare la Palla de' santi Protettori, che collocata si vedeva in vicinanza del campanile, adocchiata questa Cappella dal Canonico Donaudi provvista d'esso beneficio, ne rapportò in data delli dodici marzo 1697 l'aggradimento della traslazione della Palla de Ss. Protettori in essa confermato dal Vescovo d'Ivrea Monsignore Truchi li 17 Gennajo 1699 come si ha dalle reformagioni, ed atto consulare pubblico delli 20 esso Gennaio.
Munita la Città dei riferiti assensi, ordinò la traslazione della riferita palla, (rinnovata dal Pittore Antonio Barbero di Chivasso lo stesso anno) nella Cappella di S. Ciò Battista: successivamente si formò l'Incona d'intaglio dorato, colle statue de' Ss. Ciò Battista antico titolare, e di S Sebastiano, si modemò la Custodia della Reliquia del predetto San Sebastiano, che oggidi si desidera, e si provvide intieramente delle necessarie suppellettili.
Compita ogni cosa il giorno 19 di Gennaio 1699 fu benedetta, e nel seguente ne solennizzarono in essa la festa a spese non tanto della Città, che della Società d'esso Santo. Nell'erezione della Chiesa, come altrove si disse, destinò la pubblica credenza l'ultima Cappella coerente alla facciata della Chiesa ai Santi protettori; determinato poi avendo ergere in esso sito il Campanile l'anno 1456 volle che la penultima, già sopra menzionata riserbata fosse alla di lei disposizione. Collocarono perciò in essa l'immagine de' Santi Sebastiano, e Comprotettori, che già esisteva fin dal 1434 nel sito poi occupato dal Campanile, ed in quel anno ottennero alcuni membri della riferita credenza, che s'ergesse ove poi fu eretta la cappella della SSma Croce, sebbene effettuato non siasi l'ordinato. Dalla collocata palla esclusa si vide la santa comprotettrice Anna, perchè a questa un particolare altare vollero li pubblici amministratori fosse eretto, che appoggiarono al muro del Campanile, da dove fu tolto allorquando si trasferì la Cappella, ed includere fecero nella nuova palla la santa. Si disse dissopra essere stata eretta una Società sotto il titolo di S. Sebastiano, la quale concorse nell'erezione della Chiesa, Campanile, coro, beneficj di essa, pertanto qui ne indagheremmo l'origine, e progressi.
Circa al 1300 si formò in Chivasso una società d'uomini sfaccendati i quali si elessero un capo, al quale diedero il nome di Abate. Le più premurose cure di costoro erano di spiare le zitelle, che si maritavano fuori di Chivasso, e Suo territorio, e le vedove che passavano a seconde nozze, ed esigere dall'una e dall'altra una proporzionata somma di danaro al loro stato, e condizione, la quale da essi si convertiva in gozzoviglie, e passatempi. Si affaticò la pubblica credenza per togliere quest'abuso, e formò a quest'oggetto più pressanti statuti, anzi perchè questi sempre refrattari, implorò l'assistenza del sovrano, e non ostante le imposte penali, mai poterono li pubblici Rettori ottenere il bramato loro intento.
Finalmente reggendo la Prevostura di Chivasso il Don Giacobino Cresti, questo indusse in primo luogo l'abate a sborsare nelle di lui mani il fondo tutto della società per poi convertirlo nell'accompra d'un Baldacchino, ad uso della solenne processione del Corpus Domini, indi ottenne che da società profana passasse ad essere sacra, e si bandissero le violenze per lo passato usate nell'esazione dell'abusivo imposto tributo sopra menzionato.
Spiegò il lodato Prevosto ciò alla pubblica credenza, dalla quale informato dell'obbligo imiposto dal Nobile Giò Ferrari ai di lui eredi di provvedere il menzionato Baldacchino, d'unanime consenso della riferita pubblica credenza. Prevosto e società, si deliberò impiegare il narrato fondo nell'erezione d'una Cappelb ad onore deJ santo Protettore Sebastiano, e vollero d'allora in poi, che la società militasse sotto gli gloriosi auspidi del santo, e non più' società de' Stolti, tal era il suo primo titolo, ma S. Sebastiano fosse addimandata, così l'ordinato pubblico emanato nel 1434, ed il di lei capo conservasse l'antico nome di Abate, come sempre ritenne fin al giorno d'oggi, sebbene eletto per segreti suffragi dal 1638 a questa parte nella Chiesa Collegiata col tìtolo di Priore, giusta gli ordini emanati in quel anno dal Vescovo d'Ivrea, fuori però della Chiesa conserva tutt'ora il titolo di Abate. Volle il Vescovo nel 1657 che anche fuori della Chiesa soppresso fosse questo tìtoio, ma certificato dalla pubblica credenza dell'antichità d'esso, per mezzo di pubblici documenti approvati dalli di lui predecessori, desistè dall'impegno.
Non sempre però furono eletti i Priori, ed Abati dal popolo, mercechè qualche anno furono nominati o dalli credendarii nella pubblica credenza, o dagli per essi deputati nella Chiesa matrice. Da un secolo circa a questa parte furono sempre eletti, come si disse, dal Popolo, ossia dai Confratelli della Società per voti segreti nella riferita collegiata Chiesa Eletto il Priore, e terminate le sacre funzioni, alle quali d'ordinario sempre interviene, nell'esdre, che egli fa dalla Chiesa, dai Confratelli viene assiso sopra un cadregone, e sopra le spalle di quattro facchini per tutta la dttà è portato tra gli evviva del popolo, assocdato dalla Sodetà, e da numeroso concerto di armoniosi instromenti, dandosi poi prindpio al Carnevale per mezzo di un ballo pubblico la stessa sera della festa, giorno della di lui elezione, alle proprie di lui spese. Nel Mercoledì seguente, od altro giorno di mercato, ad elezione del Abate, si porta egli accompagnato d'alcuni membri della Sodetà, e da più sonori Instrumenti preceduto da una Maschera vestita d'Arlecchino sopra il pubblico mercato, ad esigere dai negozianti ujìa proporzionata somma di danaro, giusta la qualità delie mercanzie, e quantità de' sacchi delle granaglie, per li quali per l'ordinario, giusta l'antichissima consuetudine, sborsano i proprietari un soldo caduno. Terminato il mercato, al dopo pranzo, coll'istessa comitiva si porta nelle case de' particolari, dai quali riceve dò che spontaneamente gli è offerto. Convertesi poi questo esatto denaro in messe col canto, e senza canto, ed in vantaggio della Cappella del Santo.
Decorato era l'Abate ne' scorsi secoli di più singolari privilegi, e tra essi di quello di decidere in prima causa tutte le vertenze criminali dal giorno di S. Sebastiano, fino al primo giorno di Quaresima, di rilasciare ne' casi graziabili i detenuti nelle carceri di Chivasso, di visitare i termini ne' confìni del Territorio, e quest'ultimo gli fu accordato dalla pubblica credenza, la quale ogni anno inandava sbonarsegli lire venti moneta oggidì corrente, ed altri de' quali se n'è estinta la memoria, perchè smarriti dalla negligenza degli abati, ai quali furono consegnati i ducali diplomi, estratti dal pubblico Archivio.
Stabilita la società, come si disse, sotto il titolo di S. Sebastiano, (gli ascritti alla quale godettero tutti, mercè la protezione del Santo, la fortunata sorte di essere stati preservati dal fiero contagio del 1479 volle la pubblica credenza esserne Ella la Protettrice, e per mezzo d'un Soggetto da essa eletto maneggiare le di lei entrate, che non essendo stato d'aggradimento della Società, tentò ella sebbene invano nel 1452 tutte le strade appresso l'ordinario d'Ivrea per spogliare li pubblici amministratori del jus acquistato. Ordinò perciò la credenza, che le entrate della Società impiegarsi si dovevano nell'erezione della proposta, ed ordinata Cappella di S. Sebastiano: termirxata la quale altrimenti avrebbe di esse disposto, riserbandogli il perpetuo jus in esse.
Eretta la Cappella colle sovrabbondanti entrate s'erigette una Cappellania, a beneficio pel sostentamento d'un sacerdote il quale avesse ad officiarla in perpetuo. Continuando successivamente le elemosine spontaneamente offerte, non più per ragione di tributo dalle vedove, e figliuole et; alzò la Società una seconda Cappella, ad oggetto di secondare le pie premure delle donne, e figliuole, e la dedicò a S. Maria Elisabetta, per la di cui officìatura fondò una Cappellania, e benefìcio sotto l'istesso tìtolo, come dal Instromento rogato li 11 9mbre 1434 al Cappellano di S. Sebastiano, gli fu imposto l'obbligo di celebrare, ed applicare la Messa due volte caduna settimana in essa Cappella di San Sebastiano per li defunti già aggregati alla Società, ed al secondo di S. Maria Elisabetta di celebrare, ed applicare il sacro santo sacrificio una volta caduna settimana in quella di S. M. Elisabetta in perpetuo, offìciare la Cappella, ed altre condizioni inserte nell'Instromento rogato Teodoro Burati (Laureato in ambedue le facoltà nel 1454 alle pubbliche spese) li 10 8bre 1481 approvate dal Vescovo d'Ivrea Monsignore Reparoglio li 11 febbraio 1492.
Queste due divisate Cappellanie. o benefìci furono l'anno 1438 coll'assenso, ed intervento d'ambe le società unite, e ridotte ad una sola sotto il titolo dei Ss. Sebastiano, e Maria Elisabetta, coll'obbligo al beneficiato di adempiere alle obbligazioni portate da ambi li benefìci dai quali nel 1621 ricavava sedid scudi di annuale reddito, nel 1700 Lire centocinquanta circa, oggidì ascende a Lire quattrocento circa.
Il jus Patronato di questi benefìci risiede sempre appresso la pubblica credenza dalla loro istituzione fino al 1646 quantunque la società fin dal 1478 abbia inteso ingerirsi ne' doveri del Cappellano, obbligarlo alla perpetua, e personale residenza etc. nel 1567 per ragione delle messe alle quali fu obbligato in perpetuo, e peso che pretese imporgli di soddisfare alla solita limosina al Capitolo della Collegiata per le mensili processioni di St. Sebastiano, solite a farsi ogni prima Domenica di ciascun mese, ommesse da dieci anni circa a questa parte, ne' quali emergenti alla riferita credenza, come legittima padrona fu devoluta la cognizione delle pretese e dal detto anno 1646 in poi li successivi Cappellani, o benefìdati rapportarono la nomina dalla Sodetà canonicamente congregata nella Chiesa matrice, perchè concessagli dalla pubblica credenza.
Vociferatosi da più anni addietro l'aumento della Collegiata, la Società nominare dovendo un nuovo Cappellano, o beneficiato, ordinò che il provvisto, aumentandosi la detta Collegiata, fosse tenuto assumere il grado di Canonico, supplire alle necessarie spese del proprio, sottomettersi ai statuti della medesima, e sborsare le solite distribuzioni ai Canonici tutti, in perpetuo pel canto della messa, e vespri nel giorno della Solennità del Santo Titolare Sebastiano. Nominò poscia ella il nuovo beneficiato, il quale si sottomettò ai riferiti pesi, godendo ora in vigore dell'aumento accennato, il grado di Canonico.
Ritornando ora alla Cappella, questa giusta le emergenze dai pubblici amministratori, fu alcune fiate negli antichi secoli dichiarata ora del pubblico, ed ora della Società, e con l'annesso benefìcio, come dalle reformazioni di que' tempi. Non così però circa alle distribuzioni delle limosine che sempre ne volle il pubblico goderne l'assoluta ingerenza, coll'averle destinate ora in riparazione della Cappella, ora in quelle della Chiesa tutta, ora in quelle del campanile, ed altre fiate a beneficio de' Poveri infetti dal contagio, come si disse trattando della Chiesa, e Campanile di S. Maria, e si dirà al capo delle Guerre. E perchè fu sempre dal pubblico considerata per propria questa Cappella, come si dimostrò dalle provvidenze per essa anticamente emanate, distribuzioni delle limosine etc cedè a vantaggio della Cappella tutti gli emolumenti della Campana maggiore, della Croce grossa d'argento, della quale fecesi altrove menzione; mandò sborsarsi alla riferita Società in essa eretta più somme di danaro, concorse nella rinnovazione della moderna Incona nel 1699 sopra di cui vi fe apporre la di lei arma gentilizia, ed in questo secolo, nel lastricato, ne' radini, cancelli e suppellettili tutte per l'altare necessarie, ed ultimamente nel ricco apparato di Broccato in Oro.
Godeva la Società nell'antica Cappella esistente il jus patronato di due sepolcri, che abbandonò allorquando si trasferì in quella di Giò Battista, ove la città in occasione che fece rinnovare il pavimento, collocò una pietra sepolcrale avanti l'altare, rimanendo tutt'ora gravargli il Sepolcro.
Copiosissimi furono li cadaveri interrati negli antichi Sepolcri della Società di St. Sebastiano, specialmente ne' tempi di contagio, anzi i devoti del Santo, che fuori di Chivasso esalarono l'anima ne' formati lazzaretti, obbligarono i loro eredi a trasferire in essi, cessata la pestifera influenza, le loro ossa come da più instromenti di testamento rogati negli anni 1514, 1599, 1630 e 1631.
Tra i consegnamenti fatti de' beni, e mobili spettanti alla Cappella d'esso St. Sebastiano si legge il seguente fatto nel 1674 dal benefìciato di Pietro Francesco Careggio: cioè un calice d'argento, un Piviale rosso e bianco, due contr'altari, uno di seta e l'altro di cuojo. Una pianeta colle rispettive tunicelle di seta, tre mantili, due candelieri con croce di ottone. Un immagine di carta, rappresentante S. Sebastiano che teneva luogo di Palla. Un piccolo Baldacchino, la pietra Sacra. Quanto ai stabili, consegnò giornate sette e tavole 76 piedi 4 di terra incluso il campo legato dal Nobile Francone, ove volle il legatario essere interrato a cagione dell'attuale contagio. Più giornate una, tavole 9 piedi tre, parte esistenti sopra li fìni di Castagnetto, enfiteotiche, coll'annuo canone di tre stare di vino e parte sopra quelle di Brandizzo coll'annuo canone di emine due formento: Più alcune pezze di terra, sopra li fìni di St. Sebastiano.
Il debito di tutte le menzionate giornate at oggidì ascende a L. 400 circa.